Statuto del Territorio del Piano Strutturale

Art. 88 Disposizioni connesse al rischio sismico

Si dettagliano i criteri generali da rispettare e le condizioni di attuazione relative alle scelte pianificatorie limitatamente alle aree per cui è stata redatta una cartografia di Microzonazione Sismica di livello 1 ed effettuata l'individuazione delle differenti situazioni di pericolosità sismica (vedi tavv. T.GEO.10 e T.GEO.11).

Si specifica che, limitatamente alle aree in cui sono presenti fenomeni di instabilità connessi a problematiche geomorfologiche, si rimanda a quanto previsto dalle disposizioni relative alle caratteristiche geomorfologiche (vedi artt. 94, 95, 96, 98 e 99) e si sottolinea che le valutazioni relative alla stabilità dei versanti devono necessariamente prendere in considerazione gli aspetti dinamici relativi alla definizione dell'azione sismica.

Per quanto riguarda le indicazioni prescrittive per l'aspetto sismico sono individuate, sulla scorta delle informazioni ricavate dalla classificazione della pericolosità sismica locale ed in funzione delle destinazioni d'uso delle previsioni urbanistiche, le condizioni di attuazione delle opere anche attraverso una programmazione delle indagini da eseguire o in fase di previsione di PO o in fase di predisposizione dello strumento urbanistico attuativo oppure dei progetti edilizi.

Si precisa che, nell'ambito del PO:

  • - saranno sviluppati gli approfondimenti del caso relativamente alle zone cui sia stata attribuita classe di pericolosità sismica molto elevata S.4;
  • - saranno indicate e definite, in funzione delle problematiche di natura sismica evidenziate nello studio di MS di livello 1, le prescrizioni e/o gli approfondimenti di indagini da eseguire in fase di predisposizione dello strumento attuativo oppure dei progetti edilizi per le zone cui sia stata attribuita classe di pericolosità sismica elevata S.3 e se del caso per le aree classificate in classe di pericolosità sismica moderata S.2 (es. nel caso in cui tale classificazione sia stata attribuita per presenza di coltre di frana relitta e/o stabilizzata).

Art. 89 Aree a pericolosità sismica molto elevata (S.4)

Si tratta di aree suscettibili di fenomeni di instabilità di versante attiva che pertanto potrebbero subire una accentuazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in occasione di eventi sismici.

Le trasformazioni fisiche del territorio che, eventualmente, interessino aree ricadenti nella classe di pericolosità sismica molto elevata (S.4 di cui alle tavole T.GEO.11 del supporto geologico al PS), sono subordinate, già in fase di redazione del PO, alla valutazione ed approfondimento dei seguenti aspetti:

  • - oltre a rispettare le prescrizioni riportate nelle condizioni di fattibilità geomorfologica (art. 94) dovranno essere realizzate indagini geofisiche e geotecniche per le opportune verifiche di sicurezza e per la corretta definizione dell'azione sismica. Si consiglia l'utilizzo di metodologie geofisiche di superficie capaci di restituire un modello 2D del sottosuolo al fine di ricostruire l'assetto sepolto del fenomeno gravitativo. È opportuno che tali indagini siano tarate mediante prove geognostiche dirette con prelievo di campioni su cui effettuare la determinazione dei parametri di rottura anche in condizioni dinamiche e cicliche. Tali indagini sono tuttavia da rapportare al tipo di verifica (analisi pseudostatica o analisi dinamica), all'importanza dell'opera e al meccanismo del movimento del corpo franoso.

Art. 90 Aree a pericolosità sismica elevata (S.3)

Si tratta di aree in cui siano state rilevate una o più delle seguenti casistiche:

  • - zone suscettibili di instabilità di versante quiescente che pertanto potrebbero subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in occasione di eventi sismici;
  • - zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti che possono dar luogo a cedimenti diffusi; - terreni suscettibili di liquefazione dinamica;
  • - zone di contatto tra litotipi con caratteristiche fisico-meccaniche significativamente diverse;
  • - aree interessate da deformazioni legate alla presenza di faglie attive e faglie capaci (faglie che potenzialmente possono creare deformazione in superficie);
  • - zone stabili suscettibili di amplificazioni locali caratterizzati da un alto contrasto di impedenza sismica atteso tra copertura e substrato rigido entro alcune decine di metri.

Le trasformazioni fisiche del territorio che, eventualmente, interessino aree ricadenti nella classe di pericolosità sismica elevata (S.3 di cui alle tavole T.GEO.11 del supporto geologico al PS), saranno subordinate, in fase di predisposizione dei piani complessi di intervento o dei piani attuativi o, in loro assenza, in sede di predisposizione dei progetti edilizi, alla valutazione dei seguenti aspetti:

  • a) nel caso di zone suscettibili di instabilità di versante quiescente, oltre a rispettare le prescrizioni riportate nelle condizioni di fattibilità geomorfologica (art. 95) devono essere realizzate indagini geofisiche e geotecniche per le opportune verifiche di sicurezza e per la corretta definizione dell'azione sismica. Si consiglia l'utilizzo di metodologie geofisiche di superficie capaci di restituire un modello 2D del sottosuolo al fine di ricostruire l'assetto sepolto del fenomeno gravitativo. E' opportuno che tali indagini siano tarate mediante prove geognostiche dirette con prelievo di campioni su cui effettuare la determinazione dei parametri di rottura anche in condizioni dinamiche e cicliche. Tali indagini sono in ogni caso da rapportare al tipo di verifica (analisi pseudostatica o analisi dinamica), all'importanza dell'opera e al meccanismo del movimento del corpo franoso;
  • b) nel caso di terreni di fondazione particolarmente scadenti, saranno realizzate adeguate indagini geognostiche e geotecniche finalizzate alle verifiche dei cedimenti;
  • c) per i terreni soggetti a liquefazione dinamica, dovranno essere realizzate adeguate indagini geognostiche e geotecniche finalizzate al calcolo del coefficiente di sicurezza relativo alla liquefazione dei terreni;
  • d) in presenza di zone di contatto tra litotipi con caratteristiche fisico-meccaniche significativamente diverse e in presenza di aree interessate da deformazioni legate alla presenza di faglie attive e capaci, sarà realizzata una campagna di indagini geofisiche di superficie che definisca geometrie e velocità sismiche dei litotipi posti a contatto al fine di valutare l'entità del contrasto di rigidità sismica; è opportuno che tale ricostruzione sia tarata mediante indagini geognostiche dirette.
  • e) nelle zone stabili suscettibili di amplificazione locali caratterizzate da un alto contrasto di impedenza sismica tra copertura e substrato rigido entro alcune decine di metri, è realizzata una campagna di indagini geofisica (ad esempio profili sismici a riflessione/rifrazione, prove sismiche in foro, profili MASW) e geotecniche (ad esempio sondaggi, preferibilmente a c.c.) che definisca spessori, geometrie e velocità sismiche dei litotipi sepolti al fine di valutare l'entità del contrasto di rigidità sismica dei terreni tra coperture e bedrock sismico. Nelle zone di bordo della valle, per quanto attiene alla caratterizzazione geofisica, è preferibile l'utilizzo di prove geofisiche di superficie capaci di effettuare una ricostruzione bidimensionale del sottosuolo (sismica a rifrazione/riflessione) orientate in direzione del maggior approfondimento del substrato geologico e/o sismico.

Art. 91 Aree a pericolosità sismica media (S.2)

Si tratta di aree in cui siano state rilevate una o più delle seguenti casistiche:

  • - zone suscettibili di instabilità di versante inattiva e che pertanto potrebbero subire una riattivazione dovuta ad effetti dinamici quali possono verificarsi in occasione di eventi sismici;
  • - zone stabili suscettibili di amplificazioni locali (che non rientrano tra quelli previsti per la classe di pericolosità sismica elevata S.3).

Le trasformazioni fisiche del territorio che, eventualmente, interessino aree ricadenti nella classe di pericolosità sismica media (S.2 di cui alle tavole T.GEO.11 del supporto geologico al PS), saranno subordinate, in fase di predisposizione dei piani complessi di intervento o dei piani attuativi o, in loro assenza, in sede di predisposizione dei progetti edilizi, alla valutazione dei seguenti aspetti:

  • a) nel caso di zone suscettibili di instabilità di versante relitta e/o antica stabilizzata, oltre a rispettare le prescrizioni riportate nelle condizioni di fattibilità geomorfologica (artt. 94 e 95) devono essere realizzate indagini geofisiche e geotecniche per le opportune verifiche di sicurezza e per la corretta definizione dell'azione sismica. Si consiglia l'utilizzo di metodologie geofisiche di superficie capaci di restituire un modello 2D del sottosuolo al fine di ricostruire l'assetto sepolto del fenomeno gravitativo. E' opportuno che tali indagini siano tarate mediante prove geognostiche dirette con prelievo di campioni su cui effettuare la determinazione dei parametri di rottura anche in condizioni dinamiche e cicliche. Tali indagini sono in ogni caso da rapportare al tipo di verifica (analisi pseudostatica o analisi dinamica), all'importanza dell'opera e al meccanismo del movimento del corpo franoso;
  • b) relativamente alle altre casistiche che comportano attribuzione di classe di pericolosità sismica S.2 non è ravvisata necessità relativamente ad indicazioni di prescrizioni sia per la fase di definizione del PO. sia per la fase attuativa che per la valida formazione del titolo abilitativo all'attività edilizia. Tale ultimo precetto è da ritenersi valido anche per le aree che ricadono in classe di pericolosità sismica bassa S.1.
Ultima modifica Mercoledì, 13 Settembre, 2023 - 16:53